Enrica, Ottobre 2012

Mi piace pensare che quello che ho vissuto sia un bellissimo sogno, una parentesi dalla quotidianità delle giornate passate tra volti bianchi che forse poco si ricordano di come è bello stare insieme e cercare di cambiare qualcosa.  In effetti,  la mia piccola esperienza ad Hombolo è stata così veloce da rendermi conto solo ora, a distanza di mesi, di cosa ho realmente visto e sentito. Ma più di tutti sono alcuni momenti, alcune immagini, quelli che io terrò sempre con me.

Per esempio, non dimenticherò mai la polvere!

Quanta polvere rossa dappertutto che si alzava già di mattina con la “velocissima” Maria in motorino che andava all’ ambulatorio. O quella che sollevava la macchina di Maria Carla quando si arrivava all’asilo, alla quale seguivano le urla dei bambini e le loro eterne carezze e voglia di giocare; poi quella che spostavano i loro piedini sporchi saltando la corda e ballando con noi. E nella polvere scomparivano anche i volti di tutti i bambini che rincorrevano la macchina nel villaggio, per gridarle “MARIA CALLA!!!” .

Hombolo è stato anche “Karibu”: nella casa sempre aperta a tutti di Maria Carla, come in quella di qualsiasi altra famiglia, c’ era sempre qualcuno che ti accoglieva con “Benvenuto”, pronti a farti accomodare su piccolissime sedie e a sentire ciò che avevi da dire, accontentandosi anche solo di un sorriso per condividere i malanni della giornata.

E poi sorrisi di tutti i tipi e dalle mille sfumature…

Quelle dei bianchissimi denti dei bambini ai quali è bastato poco per mostrarceli: non capirò mai infatti come loro si affidassero a noi completamente chiedendoci di giocare, coccolarli ed accarezzarli per più tempo possibile, come  se ci conoscessero da anni, come se non conoscessero altre coccole.

I sorrisi colorati dai Kanga delle donne del villaggio e dintorni, che probabilmente ci prendevano in giro per la goffaggine con la quale ci approcciavamo ai loro balli o per il modo in cui sbagliavamo a dire qualcosa, ma dalle quali ho solo sentito tanto affetto e voglia di farci sentire parte del loro mondo.

E poi…le magnifiche risate di fine giornata con Maria Carla e Daniele, quando stanchi ci si ritrovava in cucina o in veranda a parlare sotto la luna piena.

Hombolo è stato anche avvicinarsi a capire cosa c’è di quotidiano e reale nelle vite delle persone che abbiamo incontrato: la loro forza di vivere e anche il loro lasciarsi andare perché non si sa cosa altro fare per variare alcune condizioni. Ci sono stati momenti in cui, come penso capiti a chiunque, avrei voluto portar con me via i bambini da situazioni disperate o magari dire, a più di qualcuno,  che l’ alcool non è il modo per affrontare tutti i problemi.  Solo ora capisco quanto è importante ciò che Maria Carla e l’associazione fanno quotidianamente per cercare di dare una possibilità, un aiuto, un sorriso, un’alternativa! Ed è questa alternativa che vorrei vivere sempre anche qui in Italia…

E come ogni bel sogno, vorrei  non fosse l’ ultimo, quindi….”Kwa heri e asante sana Hombolo”!!!