Maggio 2009

Carissimi,
oggi desidero fare quattro chiacchere con voi ed esprimere il mio pensiero riguardo a quelle persone che, per caso o perché ne hanno sentito parlare, entrano nel nostro sito, vedono le immagini, si informano sui nostri progetti e vengono assaliti dal desiderio di venire qui ad Hombolo.
Fermo restando che tutti quanti sono i benvenuti, ci sono alcune cose che devono assolutamente essere chiarite.
Vorrei capire perché è quasi facile trovare persone disponibili a spendere un po’ del loro tempo ad Hombolo ma è difficilissimo trovare persone che ci aiutino in Italia.
Se nessuno lavora in Italia per farci conoscere, promuovere progetti, trovare fondi, come facciamo ad andare avanti qui ad Hombolo?
Sono convinta del fatto che è proprio venendo qui e vedendo la realtà del villaggio che potrebbe nascere la voglia di darsi da fare, ma è sbagliato pensare di venire qui per lavorare, chi viene ad Hombolo per la prima volta, deve venire a VEDERE, a rendersi conto delle condizioni di vita, della fame, delle malattie, della mortalità infantile per le malattie più banali.
A cosa serve venire qui a lavorare con noi, magari a costruire, e togliere il lavoro ai locali?
Che senso avrebbe?
Ben venga invece una persona che ha tanto tempo a disposizione e che possa stare qui ad insegnare un mestiere, ad insegnare la manutenzione delle macchine, ad insegnare a cucire, ad insegnare ad organizzare il lavoro in modo razionale, ad insegnare alla gente a “ camminare” con le proprie gambe!
Ben vengano anche quelle persone che vogliono fare un’esperienza in terra africana, il seme che metteremo nel loro cuore potrà germogliare o potrà morire, potrà dare buoni frutti oppure no, non è scontato che l’esperienza debba essere positiva, alcuni potrebbero anche non essere d’accordo sul nostro modo di lavorare.
In ogni caso, bisogna venire qui senza nessuna aspettativa poi, COSA FARE, viene da se ma non SOLO QUI!
E se il “cosa fare” non viene, vuol dire che l’esperienza non è arrivata al cuore, pazienza, l’importante che tutto non si riduca qualcosa da raccontare agli amici al ritorno in Italia.
Mi hanno parlato di una donna che, qualche anno fa, era un po’ in crisi perché, in qualità di pensionata, si sentiva inutile, è sta invitata in Tanzania da un missionario ed ha accettato, ma voleva sapere come poteva rendersi utile, quale lavoro poteva fare.
Le è stato detto di non preoccuparsi e, se temeva di annoiarsi, di portarsi un libro da leggere.
Dopo qualche anno quella donna e’ ancora qui e quel libro non è stato ancora letto!!!
Grazie a tutti amici, vi aspetto, ciao,
Maria Carla

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