Lettera ad Edina

Hombolo 21 Dicembre 2013

Ciao, piccola Edina, sei tornata a casa, finalmente!
Ti avevano portata da noi tanto tempo fa, con una terribile ustione che ricopriva gran parte dell’addome, della schiena, un gluteo, parte della coscia destra e del braccio destro, ci avevano detto che ti eri avvicinata troppo al fuoco e che ti aveva avvolta con le sue fiamme.
Venivi da molto lontano, da un villaggio sperduto ai piedi delle montagne dove non c’è nessuna assistenza medica e, nel piccolo ospedale di Hombolo ti avevano mandata dalla “mzungu” (bianca) perché li non c’era nulla per poterti soccorrere.
Abbiamo chiesto un letto per te con l’impegno da parte nostra, mia e di Maria, di venire a medicarti tutti i giorni, non potevi tornare nella tua capanna così lontano dove avresti dovuto dormire per terra, no, non potevi!
Le tue urla durante le medicazioni straziavano il cuore ma non potevamo avere compassione, bisognava farlo perché tu guarissi.
Poi però, alla fine, ti tornava sempre il sorriso e pretendevi la tua razione di baci che ricambiavi con gratitudine.
E quando Daniele accompagnava Maria al mio posto per le medicazioni, gli puntavi sempre il dito indice addosso come per dire “Guai a te se mi fai male, attento eh!”
E ieri sei tornata a casa! L’ustione non è ancora completamente cicatrizzata ma abbiamo insegnato alla tua mamma come medicarti e, non preoccuparti, verremo a trovarti.
Sei salita come una principessina sul nostro pick up e siamo andati attraverso sentieri indescrivibili fin dove è stato possibile, col tuo papà che correva davanti alla macchina per indicarci la strada poi, sulle sue spalle, il babbo ti ha portata a casa che si trovava ancora lontano… la in fondo, sotto quel grande baobab.
Buon Natale, piccola Edina.
Maria Carla

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